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Era Test – test diagnostico genetico molecolare

Come migliorarlo attraverso l’ERA Test e la metodica della pipelle

Fecondazione Assistita, come avviene?

Dipende da numerosi fattori, correlati principalmente con la qualità dell’embrione e con la recettività dell’endometrio.

È noto che il 30-50% delle mancate gravidanze sia da attribuire ai fallimenti d’impianto.

Impianto

È quel processo che consente alla blastocisti di trarre nutrimento dall’utero materno. Si può schematizzare in tre fasi.

Nella prima (apposizione) l’embrione, trovata la sede, si accosta ad una zona specifica dell’endometrio.

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Nella seconda fase (adesione) l’embrione contrae con esso dei legami più forti.

Nella terza fase (invasione) emette dei prolungamenti (Fig.1) che penetrano nell’endometrio, raggiungendo i vasi uterini. L’impianto si completa dopo 14 giorni (Fig.2).

Se è avvenuto con successo, la gravidanza può iniziare. In tutto questo periodo sia l’embrione che l’endometrio esercitano un ruolo “attivo” comunicando tra di loro attraverso la secrezione di mediatori chimici.

La Blastocisti

L’embrione, circa tre giorni dopo la fecondazione, è formato da 12-16 cellule (morula).

Dopo 5-6 gg. all’interno della morula compare una cavità ripiena di liquido, così l’embrione è diventato blastocisti.

In natura, in questa fase, l’embrione arriva dalle tube, dove è avvenuta la fecondazione, nella cavità uterina dove dovrà necessariamente “impiantarsi” per sopravvivere.


Endometrio

L’endometrio è il tessuto che tappezza l’interno della cavità uterina. Il suo spessore è minimo subito dopo il flusso e si ispessisce durante la prima fase del ciclo (proliferativa) che termina con l’ovulazione.

Durante questo periodo il suo sviluppo è sostenuto dagli ormoni estrogeni prodotti dal follicolo dominante a carico dell’ovaio.

L’aumento degli estrogeni innesca una serie di eventi che portano allo scoppio del follicolo.

Principale fra tutti è l’aumento, dapprima graduale poi repentino, dell’LH (ormone prodotto da una ghiandola del cervello detta ipofisi).

Il picco di LH induce l’ovulazione ed il cambiamento del tipo di ormoni prodotti dalle pareti del follicolo ormai scoppiato (Corpo Luteo). Il corpo luteo secerne un altro ormone, il Progesterone.

La sua funzione si esplica sull’endometrio che, ispessitosi durante la fase estrogenica, risponde aumentando la secrezione delle sue ghiandole che appaiono, ora, ripiene di liquido (fase secretiva).

Dopo circa cinque giorni dall’ovulazione l’endometrio è pronto a ricevere l’embrione.

L’endometrio umano diventa recettivo alla blastocisti  soltanto per un breve periodo di tempo, durante il quale  l’impianto è altamente probabile.

Tale periodo, detto “finestra d’impianto”, dura circa tre giorni e coincide con la fase secretiva intermedia, dal 19° al 21° gg. del flusso, se consideriamo un ciclo regolare.

Pertanto, perché l’impianto si concluda con successo, durante il periodo finestra devono coincidere tre eventi “critici”: l’adeguato sviluppo dell’embrione, l’acquisizione della recettività da parte dell’endometrio e l’instaurarsi di un corretto dialogo tra le due parti.

La valutazione dei cambiamenti dell’endometrio nel corso del ciclo risale a molti anni fa e la datazione morfologica ancora oggi più utilizzata si riferisce ai criteri istologici di Noyes (1975).

Questa valutazione, sebbene utile per differenziare l’endometrio proliferativo da quello secretivo, non permette di individuare con certezza quei cambiamenti dell’endometrio che coincidono con l’acquisizione della recettività alla blastocisti.

Con lo sviluppo della tecnologia “microarray” è stato possibile valutare l’espressione genica dell’endometrio umano nelle varie fasi, compresa quella di recettività.

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ERA Test

Il test di recettività endometriale introduce il concetto di PET (Personalized Embryo Transfer), in quanto la conoscenza del periodo finestra permette di trasferire l’embrione quando l’endometrio è sicuramente pronto a riceverlo.

In realtà la personalizzazione dei trattamenti e delle strategie è un concetto vincente in medicina della riproduzione, perché permette di recuperare quella quota di insuccessi dipendente da fattori individuali.

Infatti, solo tenendo conto delle caratteristiche di ciascuna paziente è possibile mettere a punto strategie adeguate per bypassare le difficoltà che dovessero emergere e aumentare così le probabilità di successo.
Il test di recettività endometriale, ERA Test , è un metodo sviluppato da IVIOMICS dopo decenni di ricerca.

Questa tecnica consente di valutare lo stato di recettività dell’endometrio mediante una biopsia del tessuto che sarà effettuata dopo 7 giorni dal picco di LH o dopo 5 giorni dall’assunzione di Progesterone.

Può essere utilizzato per individuare la finestra d’impianto qualche mese prima del trasferimento di embrioni sia su ciclo spontaneo che dopo preparazione artificiale dell’endometrio con estrogeni e progestinici.

Non è attendibile per la valutazione della finestra d’impianto in cicli stimolati, per l’interferenza dovuta all’assunzione di ormoni.

L’acquisizione della recettività dell’endometrio è, infatti, strettamente dipendente dai livelli circolanti di estrogeni e progesterone che possono variare tra una stimolazione e l’altra in base al tipo di farmaco usato, al protocollo, al dosaggio, alla riserva ovarica del ciclo in corso.

La validità e l’accuratezza del test sono stati dimostrati da studi multicentrici. Il profilo genico endometriale proveniente da pazienti con ripetuti fallimenti d’impianto (RIF) è stato confrontato con quello di pazienti fertili.

Questi studi hanno permesso di definire un profilo di recettività endometriale che può, pertanto, essere utilizzato come strategia per individuare il periodo finestra. Inoltre, da tali studi è emerso che la finestra d’impianto non cambia tra un ciclo e l’altro per un periodo relativamente lungo della vita riproduttiva.

Sul materiale prelevato si analizza l’espressione di 238 geni coinvolti nella recettività dell’endometrio.

Se l’endometrio è recettivo significa che la finestra d’impianto corrisponde al periodo in cui è stata effettuata la biopsia.

Se non è recettivo è possibile che la finestra d’impianto sia spostata in avanti, quindi il prelievo va ripetuto in un ciclo successivo circa due giorni più tardi rispetto al precedente.

Il prelievo è semplice e poco invasivo. Si introduce una sottile cannula in utero che aspira una piccolissima quantità di tessuto. Prima di eseguire il prelievo sarà necessario eseguire i tamponi per la ricerca di infezioni vaginali, che dovranno essere preventivamente trattate, e una semplice preparazione.

Nell’ottica di ottimizzare sempre di più i risultati delle tecniche di fecondazione assistita, senza rinunciare ad un approccio “friendly”, gli sforzi dei ricercatori sono orientati, anche per quanto riguarda la recettività endometriale, all’isolamento di molecole “target” che consentano di individuare la finestra d’impianto in modo meno invasivo.

Le sostanze coinvolte sono migliaia, pertanto è estremamente difficile identificare quelle maggiormente correlate all’impianto, e nessuna di quelle finora identificate può ancora avere una applicazione clinica.

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